Alla scoperta di sentieri, strade, ferrovie nella Sardegna mineraria
Il Cammino Minerario di Santa Barbara (CMSB) tramanda la memoria degli uomini che nei secoli hanno percorso gli antichi cammini minerari, attraverso la riscoperta della bellezza del territorio del Sulcis-Iglesiente-Guspinese.Il percorso si sviluppa lungo un anello di 400 km, composto per il 75% da sentieri e strade sterrate. L’altitudine va dal livello del mare alla quota di 900 m; è necessario tenere in considerazione la continua presenza di dislivelli, anche se in pochi casi si tratta di strappi impegnativi. Sulla base del chilometraggio, delle difficoltà di percorrenza e della presenza di strutture ricettive nei paesi e nei villaggi minerari attraversati, l’itinerario è suddiviso in 24 tappe di circa 16 km ciascuna.
Molte tappe sono brevi, per lasciare agli escursionisti il tempo di visitare i siti di archeologia classica e industriale. Chi non fosse interessato alle visite può suddividere le tappe a seconda dei propri gusti e del proprio ritmo, tenendo conto della disponibilità di strutture di accoglienza. Il tempo di percorrenza di ogni tappa si basa su un ritmo medio di 3 km/h, poiché l’escursionista si fermerà ad ammirare paesaggi, formazioni geologiche, resti archeologici, strutture minerarie ecc.
Alla scoperta degli antichi cammini minerari
Dal Neolitico fino ai giorni nostri, la presenza dell’uomo nell’area sud-ovest della Sardegna è stata caratterizzata da un intenso rapporto con le rocce e il sottosuolo. Prima, per trovare riparo e dare sepoltura nelle cavità carsiche e nelle domus de janas, successivamente per estrarre le risorse minerarie.
L’attività estrattiva si è sviluppata nei secoli con alterne vicende, lasciando nel territorio tracce profonde. Fra queste c’è la rete viaria, realizzata per assicurare la mobilità delle persone e il trasporto dei minerali. Tali antiche vie di comunicazione comprendono:
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le carrarecce e le mulattiere costruite da Fenici e Romani per il trasporto dei minerali;
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le strade lastricate e i ponti in pietra romani costruiti per collegare la costa con le miniere;
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i sentieri percorsi dai minatori per raggiungere i cantieri dalle loro case;
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le piste con binari per il trasporto con vagoni;
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i tracciati delle ferrovie verso i porti e gli impianti metallurgici;
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le strade che collegano le miniere e i villaggi minerari con i paesi e le città.
Si tratta di strutture viarie spesso dimenticate e abbandonate, che sono state individuate e mappate dall’Associazione Pozzo Sella con l’ausilio della cartografia storica e delle testimonianze dei minatori, memoria viva della storia di queste strade, e che oggi possono essere riscoperte. Il Cammino Minerario di Santa Barbara, dunque, non è un itinerario nuovo, ma è fatto di antichi percorsi sui quali si sono incontrate numerose popolazioni mediterranee ed europee.
Storia delle miniere
Intorno al II millennio a.C. cominciò lo sfruttamento dei minerali di piombo e argento. Nell’età nuragica (1500-800 a.C.), grazie alle popolazioni locali che avevano sviluppato solide abilità minerarie e metallurgiche, si diffuse il commercio dei minerali e dei loro prodotti con i popoli del Mediterraneo. Lo sfruttamento delle miniere proseguì con l’invasione fenicia della Sardegna: le tracce delle escavazioni dell’epoca arrivarono fino alla metà del ’800, prima di essere cancellate dalla moderna industria estrattiva.
Con i Romani le miniere arrivarono a profondità notevoli, impiegando tecniche avanzate, schiavi e prigionieri condannati ai lavori forzati ad metalla. Roma fondò città minerarie come Plumbea e Metalla, e realizzò officine fusorie in diverse zone dell’isola. Dopo la caduta dell’Impero l’attività mineraria entrò in declino per un lungo periodo.Nel Medioevo riprese lo sfruttamento, soprattutto a opera del pisano Ugolino della Gherardesca, che fece di Iglesias una fiorente città mineraria. Ma nel 1323 la Sardegna venne conquistata dagli Aragonesi, che ridimensionarono notevolmente l’attività estrattiva e utilizzarono i minatori locali per aprire nuove miniere in Catalogna.
Dopo il passaggio della Sardegna ai Savoia (1720), i concessionari si limitarono allo sfruttamento dei filoni più ricchi. L’avvento, un secolo dopo, dell’era industriale generò una forte richiesta e le principali imprese italiane ed europee avviarono un intenso sfruttamento delle miniere sarde. Alla fine del ’800 la Sardegna copriva gran parte del fabbisogno italiano di metalli.
Nella prima metà del ‘900 l’industria mineraria attraversò alcuni momenti di difficoltà (Grande Guerra, crisi del ’29), che tuttavia furono sempre superati. L’autarchia fascista spinse inoltre l’estrazione del carbone, con l’apertura della Miniera di Serbariu e la fondazione di Carbonia. Dopo la II Guerra Mondiale le produzioni ripresero quota negli anni ’50, toccando vertici mai raggiunti grazie all’innovazione e alla modernizzazione degli impianti. Ma nello stesso periodo cominciò la perdita di competitività dell’industria mineraria sarda nei confronti del mercato internazionale. Negli anni ‘60 le società private si ritirarono dall’attività, obbligando il pubblico a intervenire sempre di più. La chiusura delle ultime miniere avvenne negli anni ’90.
In conclusione, il CMSB riscopre e dà una seconda vita agli antichi sentieri che per tanti anni hanno fatto parte della vita mineraria del territorio Sulcis-Iglesiente-Guspinese, con dei paesaggi mozzafiato e un riferimento sempre vivo a Santa Barbara, protettrice dei minatori.
#CMSB
Per maggiori informazioni: info@camminominerariodisantabarbara.org