Dal sale all'acciaio: mare, natura e industria tra Marsiglia e la Camargue
di Jacopo Ibello
Tra le paludi sul delta del Rodano svetta una cittadina fortificata di antica origine: Fos-sur-Mer. Una volta ricopriva grande importanza: nella Tabula Peutingeriana, la celebre carta “stradale” dell’Impero Romano, all’altezza del canale Fossa Mariana (da cui il nome di Fos), viene raffigurato un porto con la stessa icona di Ostia. Nel Medioevo fu eretto un castello e la guardia fu affidata dall’Arcivescovo di Arles a una famiglia che se ne sarebbe poi appropriata, divenendo i Signori di Fos. Questi si arricchirono controllando le peschiere degli stagni circostanti e le saline.
Oggi il borgo di Fos-sur-Mer si erge su un paesaggio fortemente segnato dalla mano dell’uomo, in mezzo a due visioni opposte dell’industria: a est l’estrazione del sale, che il mare ha depositato nei secoli, a ovest la grande ZIP (Zone industrialo-portuaire) con l’acciaio, il petrolio e il nuovo Porto di Marsiglia. L’economia delle risorse naturali e l’economia pianificata degli anni Sessanta.
La rivoluzione industriale ebbe inizio col sale circa a metà Ottocento: all’inizio fu un’attività illegale, con imprenditori senza scrupoli che bloccavano l’acqua in ingresso dal mare per catturare l’oro bianco. Gli operai delle saline, prima dell’avvento della meccanizzazione, lavoravano a mani nude, in condizioni disumane. Il Comune di Fos si oppose per anni a questo sistema, perché senza il ricambio di acqua marina gli stagni si imputridivano, con gravi conseguenze igieniche e sanitarie per la popolazione locale. Lo sfruttamento industriale finì nel 1968, per altri 20 anni il Comune utilizzò le saline per ricavare il sale necessario allo sgombero della neve.
Dal 2006 quest’area estesa viene restituita alla natura, dopo imponenti lavori di riqualificazione. Oggi è una frequentata riserva dove osservare tante specie di uccelli e ammirare un paesaggio dove cielo e acqua si confondono.
Dalla stazione di Fos ci si incammina verso il paese, passando un impianto attivo dal 1933 per la produzione di cemento fuso. Inoltrandosi poi nel bosco, l’unico rumore che si sente è il ronzio proveniente dagli enormi tralicci che portano elettricità alla città industriale. Arrampicandosi su una collinetta si gode di un paesaggio unico, con la cittadina fortificata che si erge sulle paludi salmastre. Su di esse corrono le autostrade elettriche verso la metropoli dell’acciaio e della chimica, che si staglia sullo sfondo.
Altoforni, gasometri, ciminiere, serbatoi sono le torri e i campanili della civiltà moderna. La chiesa di San Salvatore, che domina il borgo di Fos, quasi viene fagocitata dall’acciaieria che sembra alle sue spalle ma che da lì dista in realtà 4 km, talmente grande da poter contenere Notre-Dame.
Per arrivare alla vecchia cittadina si passeggia in mezzo alle antiche saline. Al centro si trova la Marronède, la tenuta dove viveva il direttore delle saline e che conteneva l’impianto di pompaggio che spingeva le acque salmastre verso i bacini interni, dove poi veniva raccolto il sale.
Fos-sur-Mer si presenta come una tranquilla cittadina di provincia, con ritmi di vita che paiono ben lontani da quelli della città-fabbrica. Cosa che infatti non è, poiché gran parte degli operai vive nei Comuni limitrofi; qui domina perlopiù un’atmosfera da villeggiatura, in linea con l’ambiente naturale circostante e le belle spiaggie sul Mediterraneo.
Basta salire al castello però per tornare alla realtà. Da qui si gode il panorama migliore sulla grande zona industriale, più estesa di Parigi. Le torri medievali, nate per avvistare i nemici, oggi si offrono come punti di osservazioni sulle installazioni siderurgiche. La monumentalità degli impianti rimanda a un’epoca gloriosa dell’industria francese: l’era dei De Wendel, una delle grandi dinastie europee dell’acciaio, e dei Piani nazionali con cui lo Stato interveniva direttamente nello sviluppo del Paese.
La SOLMER (ora ArcelorMittal), operativa dal 1974, rappresentò insieme all’acciaieria di Dunkerque inaugurata dieci anni prima, il passaggio all’era della siderurgia marittima: grandi complessi sulla costa capaci di lavorare enormi quantità di acciaio, dove le materie prime giungevano a basso costo dal Terzo Mondo. Nel contempo cominciava l’agonia della siderurgia tradizionale, nella Lorena, dove le miniere di carbone e ferro cominciarono a chiudere perché non più competitive, e di riflesso le acciaierie sorte lì nell’Ottocento non avevano più ragion d’essere.
A Fos la siderurgia era solo una parte di un più ambizioso progetto: il Porto Autonomo di Marsiglia, la versione moderna di un’infrastruttura nata nel 600 a.C. con l’arrivo dei Greci in quello che oggi è il Vieux-Port, evolutasi nell’Ottocento nel Porto della Joliette. Raffinerie, impianti petrolchimici, centrali termoelettriche, moli container trasformarono il Golfo di Fos nel più grande porto di Francia, il secondo nel Mediterraneo. I suoi moderni bacini di carenaggio potrebbero contenere oggi tutto il Vieux-Port.
La ZIP sarebbe stata ancora più grande se la crisi petrolifera del 1973 non fosse intervenuta a ridimensionare il gigante. Questo ha probabilmente contribuito anche alla conservazione di certi ambienti naturali che ancora non erano salvaguardati. La presenza di questi ultimi fa sì che Fos-sur-Mer sia un’apprezzata meta turistica. Le saline e gli stagni sono popolate di ciclisti e joggers, i bagnanti affollano le spiagge d’estate, i pescatori tentano la fortuna nei canali. Evidentemente, la Bandiera Blu che sventola in riva al mare fa più effetto dei numerosi cartelli che ricordano rischi e incidenti che possono accadere in una zona industriale.
Il paesaggio di Fos-sur-Mer è il riflesso di secoli di azione dell’uomo per piegare la natura alle proprie esigenze commerciali, militari e produttive. Un luogo dove una fortezza medievale veglia su antiche saline e moderni altoforni, a metà strada tra la frenesia di Marsiglia e la bellezza incontaminata della Camargue.
Link utili:
Città di Fos-sur-Mer
Port de Marseille Fos
ArcelorMittal France