Da company-town a modello di relazione città-industria
di Jacopo Ibello
È la mattina di Ferragosto sul Lago di Costanza. Sull’autobus che porta dall’omonima cittadina tedesca a Friedrichshafen, pieno, noto che i turisti come me sono in minoranza. I vacanzieri affollano con le loro auto le banchine d’imbarco dei traghetti, causando interminabili code. A bordo spicca invece la presenza, inusuale dato il periodo, di operai, con zainetto dell’Airbus, diretti all’ex stabilimento Dornier, assorbito più di dieci anni fa dal colosso europeo dell’aeronautica e una delle tante “tracce” lasciate dall’era Zeppelin.Questa scena è stata indicativa dell’identità di Friedrichshafen, che è ancora oggi il principale polo industriale sul Lago di Costanza, diviso tra Austria, Germania e Svizzera. Ma non sarebbe dovuto essere così, specialmente dopo la catastrofe di Lakehurst, USA del 6 maggio 1937, quando il dirigibile Hindenburg si schiantò al suolo uccidendo 36 persone. Friedrichshafen, nata poco più di un secolo prima e divenuta ricca città-fabbrica della Zeppelin, sarebbe dovuta tornare un ameno luogo di villeggiatura vista lago, come altre cittadine della zona.
E invece così non fu, anzi, tutte le fabbriche che lavoravano per la produzione di dirigibili rimasero in attività. Soltanto la fabbricazione di questi ultimi rimase archeologia industriale, dopo la fine decretata dal tragico disastro in New Jersey. Il resto di quello che si chiama “indotto” seppe rigenerarsi trovando nuovi mercati.
A questo si aggiunse un’iniziativa di gestione delle aziende che ribaltò il concetto di company town con quello di un’industria di respiro internazionale al servizio della comunità locale. Questa esperienza, che sembra di rottura con il passato, è invece molto legata alla storia di questa città. Tutto passa attraverso la Fondazione Zeppelin, che nacque nel 1908 dopo quella che potremmo definire una delle prime azioni di crowdfunding: in seguito alla distruzione di un dirigibile (pilotato dallo stesso Conte Zeppelin), un’ondata di simpatia e supporto si diffuse in tutta la Germania per lo sfortunato ma intrepido nobile che da diversi anni sperimentava questo nuovo mezzo di trasporto. I resti di quel dirigibile vennero fusi da un’azienda per realizzare delle posate, che poi furono vendute con lo scopo di raccogliere fondi per continuare la ricerca sui dirigibili. Il popolo rispose in massa e furono raccolti oltre 6 milioni di marchi che permisero di finanziare in maniera decisiva l’impresa del conte. Furono così create la fondazione Zeppelin-Stiftung e la Luftschiffbau Zeppelin, l’azienda incaricata di costruire i dirigibili.
A partire da quest’ultima si svilupparono diversi spin-off, per la produzione dei motori, dell’idrogeno come gas di sollevamento e dei sistemi di trasmissione. Quest’ultimo comparto è la ZF, il più importante fornitore di trasmissioni nel settore automobilistico, un colosso da oltre 130.000 dipendenti e 35 miliardi di € di fatturato.
Dopo la guerra, la Fondazione Zeppelin passò in mano al Comune di Friedrichshafen. Finita l’era dei dirigibili, gli scopi dell’ente divennero la promozione della ricerca, dell’arte e della cultura, la salvaguardia del patrimonio culturale, il sostegno allo sport e alla salute pubblica e altre nobili finalità. Per realizzare questi obiettivi, la fondazione reimpiega gli utili dell’azienda Zeppelin, che esiste ancora ma si occupa di altro (rappresentante Caterpillar in Germania, produzione di impianti per il trattamento dei materiali sfusi, tra gli altri) e della multinazionale ZF. Attraverso questo potente strumento, Friedrichshafen può disporre di strutture scientifiche, sanitarie, sociali e culturali non comuni per una cittadina di meno di 60mila abitanti, tra cui una vera e propria università (ovviamente chiamata Università Zeppelin).L’industria dei dirigibili ha ovviamente lasciato un importante patrimonio culturale, che la fondazione stessa è impegnata a valorizzare, a partire dal Museo Zeppelin (Zeppelin Museum Friedrichshafen). Si tratta dell’attrazione principale in città, situata proprio in riva al lago, davanti al porto turistico. L’edificio è uno splendido esempio di Bauhaus, un’ex stazione ferroviaria dove, fino agli anni ’70, avveniva il trasbordo dai traghetti ai treni. Nel 1996 avvenne la trasformazione in museo: all’interno venne riprodotta fedelmente una parte dell’Hindenburg, dall’involucro esterno all’elegante area passeggeri. È possibile ammirare le divise del personale di bordo e persino alcuni resti “superstiti” di Lakehurst. Nelle altre sale del museo un percorso temporale mostra l’avventura del Conte Zeppelin e degli altri pionieri del dirigibile, la sua evoluzione tecnologica e la storia aziendale della Zeppelin.
Il volo ha fatto letteralmente “decollare” Friedrichshafen all’inizio del Novecento. Nel 1917 la Zeppelin esternalizzò la sua divisione aeronautica, affidandola al brillante ingegnere Claude Dornier. La presenza del lago ebbe un’influenza decisiva sulla nuova società, che si distinse a livello internazionale per i suoi idrovolanti. Ma la Dornier crebbe in maniera esaltante nella seconda metà del secolo, prendendo parte a progetti internazionali in materia di difesa e spazio, arrivando a impiegare oltre 10mila persone. Come molte altre imprese del settore conobbe poi numerose fusioni fino a essere integrata nel gruppo europeo Airbus, vedendo scomparire così il suo nome.
Per evitare l’oblio di un nome così importante per l’aviazione tedesca, la Fondazione Dornier, che si occupa di storia e ricerca in campo aerospaziale, ha realizzato il bellissimo Museo Dornier (Dornier Museum Friedrichshafen). Situato vicino l’aeroporto di Friedrichshafen e ospitato in una struttura avveniristica, espone non solo la storia dell’azienda in maniera simile al Museo Zeppelin, ma a differenza di quest’ultimo ospita aerei, elicotteri e sistemi di difesa (anche perché non sono grandi come dirigibili…). I mezzi si dividono tra un “hangar” interno al museo e un piazzale esterno a bordo pista. Tra i diversi pezzi storici di valore, alcuni anche accessibili, si distinguono le ricostruzioni del famoso idrovolante Wal (Balena in tedesco), gioiello della Dornier negli anni ’20, e del velivolo passeggeri Merkur in livrea originale Lufthansa del 1927.
Il museo è attualmente impegnato in un progetto importante: il restauro del Boeing 737 “Landshut” della Lufthansa che fu dirottato nel 1977 da terroristi palestinesi e liberato dai corpi speciali a Mogadiscio. L’episodio fa parte di un periodo storico fortemente segnato dal terrorismo, detto “Autunno Tedesco”. L’operazione di restauro del Landshut è sostenuta dal governo federale e si può supportare attraverso una campagna nazionale di crowdfunding. Alla fine l’aereo sarà esposto al Museo Dornier come monumento contro la violenza e il terrorismo.
Ma il patrimonio non è solo nei musei. A nord della città c’è la piccola e graziosa colonia Zeppelindorf, la città-giardino edificata dalla Zeppelin nel 1919 per i suoi dipendenti. Un gioiellino del paternalismo industriale di inizio Novecento, con le sue casette mono- e bifamiliari, la piazza centrale con un piccolo parco al centro. Il Museo Zeppelin organizza visite all’interno di un’abitazione dove è conservato l’arredamento di un tempo. Il quartiere, ancora oggi di proprietà della Zeppelin Wohlfahrt, la società creata dal Conte Zeppelin per il welfare aziendale e oggi in mano alla fondazione, resta a distanza di molti anni un ambito luogo di residenza in città.
Ancora oggi il nome Zeppelin, attraverso le fabbriche, le istituzioni, il patrimonio culturale, occupa gran parte dello spazio urbano e della vita quotidiana di Friedrichshafen. E adesso, di nuovo, anche il cielo. Da alcuni anni infatti è nata la Zeppelin NT, che ha brevettato un nuovo tipo di dirigibile utilizzato per voli turistici e progetti scientifici. Se venite a Friedrichshafen nella bella stagione, alzando lo sguardo, scorgerete i nuovi Zeppelin solcare i cieli del Lago di Costanza. Le partenze avvengono all’aeroporto, dove è stato costruito un nuovo grande hangar per costruire e ospitare i dirigibili.
Il modello del successo di Friedrichshafen è dunque il ribaltamento del vecchio concetto di città-fabbrica. Non più la prima al servizio della seconda, ma un patrimonio industriale passato e presente che diventa motore di prosperità e qualità della vita per la comunità.