Votate per il recupero della gru galleggiante di Genova!

L’Associazione inGE ha iscritto la gru galleggiante Langer Heinrich tra i Luoghi del Cuore FAI di Genova. Di seguito elenchiamo i motivi per i quali votarla come Luogo del Cuore FAI per la nostra città:

  • Originalità: è uno dei primi esempi di costruzione navale per sollevare carichi. Rappresenta una preziosa e rara testimonianza dell’ingegneria e del lavoro portuale del Novecento ed è oggetto di Dichiarazione di interesse particolarmente importante da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBACT).
  • Unicità Conservativa: del centinaio di gru costruite negli anni Venti e Trenta del Novecento è l’unica conservata come in origine ed è l’unica ancora potenzialmente operativa e funzionante, capace di sollevare, ora come allora, duecentocinquanta tonnellate. E’ giunta fino a noi con le sue componenti costruttive originali conservate;
  • Unicità Storica: per le vicende che ha vissuto è testimonianza materiale della storia del Novecento e memoria storica del lavoro portuale;
  • Unicità turistica: in nessun porto Europeo esiste una simile attrazione e un simile mezzo di storia industriale portuale.

Di seguito i cenni storici.

La gru è stata realizzata dalla ditta Demag di Duisburg per la Marina Imperiale Tedesca nel 1915.
Era un mezzo di servizio alle costruzioni navali dell’Arsenale e, in quel momento, era la gru galleggiante più grande del mondo, con 250 tonnellate di portata e un braccio mobile di 85 metri di altezza.
Sul finire della Prima Guerra Mondiale rischiò la fine della marina tedesca, autoaffondata a Scapa Flow, dopo essere stata requisita dai vincitori inglesi. Con uno stratagemma i tedeschi riuscirono evitare il trasferimento e negli anni Trenta, con il Terzo Reich, vide il riscatto dalle umiliazioni imposte dal trattato di Versailles.
Partecipò alla costruzione di navi da battaglia che diventarono simboli della potenza germanica, come la Admiral Graf Spee e la Tirpitz. I pesantissimi bombardamenti alleati della Seconda Guerra Mondiale non la danneggiarono e alla fine divenne proprietà della Marina Militare Americana, nella base di Bremerhaven.
Vari passaggi di proprietà, fra governo tedesco, marina americana e privati segnarono gli anni Cinquanta e Sessanta, fino a che, giudicato troppo oneroso il suo mantenimento, fu venduta a un’azienda italiana per la movimentazione del carbone in Sardegna. Dopo alcuni anni, fu acquistata da un armatore genovese che la trasferì a Genova.

Poteva essere valutata come ferro da fondere, capace di fare solo qualche sollevamento importante, prima della demolizione, ma l’armatore genovese aveva la capacità e la sensibilità di intuire come quella gru avesse un vissuto alle spalle e una tecnologia che meritavano di essere conservati.
Nel 2002 l’armatore incontra, a bordo, un funzionario della Soprintendenza, MiBACT, che sta cominciando ricerche sul patrimonio portuale genovese e, da quel momento, la Langer Heinrich rinasce, ancora una volta, a nuova vita. Nello stesso anno la gru viene dichiarata dal MiBACT d’interesse particolarmente importante, il cosiddetto vincolo.
Era la prima volta che un mezzo di questo tipo diventava oggetto di un atto del genere, in coerenza, peraltro, con il Codice dei Beni Culturali che enumera, con ben precise prescrizioni, come beni da tutelare anche i galleggianti, i mezzi di trasporto e ogni testimonianza dell’ingegneria e del lavoro.
La Langer Heinrich è una vera e propria nave, con propulsione elettrica prodotta da dinamo azionati in origine da una macchina a vapore. Le dinamo forniscono energia a tutti gli apparati della nave, dagli argani di sollevamento – ben quattro – e di tonneggio, alle pompe e a tutti i servizi di bordo. L’equipaggio era composto da ventuno uomini, tutti alloggiati in cabine poste sottocoperta. La plancia di comando navigazione era collocata all’interno del castello, al centro della corona di rotazione della gru.
E’ uno splendido esempio conservato della tecnologia costruttiva delle strutture metalliche novecentesche e degli apparati elettro-meccanici.

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