di Jacopo Ibello
Oggi, 25 aprile 2020, sarebbe dovuto iniziare uno dei maggiori eventi di cultura industriale dai tempi della Ruhr Capitale culturale d’Europa (2010). L’apertura dell’esposizione “Boom.Sachsen”, articolata in sei musei sul territorio, avrebbe segnato l’inizio del “2020 Anno della cultura industriale”, con cui lo stato tedesco della Sassonia celebra l’industria come suo fondamentale elemento identitario. La pandemia di COVID-19 ha obbligato l’organizzazione a posticipare l’inaugurazione di qualche mese, e vogliamo cogliere l’occasione per invitare gli appassionati del tema a viaggiare in questa terra che vanta una concentrazione di patrimonio industriale come poche altre nel mondo.
La Sassonia fu, insieme alla Renania, decisiva nel trasformare la Germania in un Paese industriale a partire dall’Ottocento. Ma, a differenza della seconda, dove il boom avvenne grazie ai giacimenti di carbone, l’antico regno sassone aveva tradizioni manifatturiere già affermate da secoli. A partire dai Monti Metalliferi, recentemente dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, dove la tecnica mineraria si diffuse in tutta Europa, per arrivare alle valli, ai paesi e alle grandi città che già prima della Rivoluzione Industriale pullulavano di mulini che lavoravano cereali, carta, tessuti. Con la tecnologia del vapore queste capacità si rigenerarono in una delle regioni industriali più variegate, dove accanto ai settori tradizionali se ne affermarono altri più moderni, come la produzione di macchine utensili e automobili.
Il simbolo della Rivoluzione Industriale è il treno. La Sassonia e le sue città vennero attraversate da una fitto sistema venoso di ferrovie che portavano merci, pendolari e i primi turisti. Una vera rivoluzione della mobilità che, come ogni rivoluzione che si rispetti, necessitava i suoi monumenti: le stazioni ferroviarie. Le stazioni della Sassonia rappresentavano plasticamente la trasformazione, materiale e culturale, che l’industrializzazione ebbe sulla società. Le dimensioni rispetto al contesto urbano e l’architettura di grande pregio le misero in competizione coi simboli del potere tradizionale, come municipi, chiese e palazzi aristocratici, allineandole agli altri monumenti del periodo: le fabbriche.
Percorrere la Sassonia in treno, oggi come cento anni fa, vuol dire entrare nelle sue città e nei suoi paesi attraverso quelle stazioni che dovevano accogliere e meravigliare i viaggiatori e ancora oggi riescono nel loro intento. Vuol dire anche, però, rendersi conto della difficile transizione che la parte orientale della Germania ha vissuto a partire dalla riunificazione. Nei piccoli centri o nei quartieri di periferia, queste eleganti stazioni abbandonate sono i segni di una gloria passata e di un presente complicato.
Ciò che negli anni non è cambiato è che questi edifici vanno al di là della funzione pratica per cui furono concepiti e rimangono testimoni di cambiamenti epocali. O, più semplicemente, ricordi di viaggio di una vacanza in Sassonia, alla scoperta del suo plurisecolare patrimonio industriale.
Allora partiamo!
Leipzig Hbf
Leipzig-Plagwitz
Leipzig-Bayerischer Bahnhof
Plauen oberer Bahnhof
Lengenfeld
Zwickau Hbf
Crimmitschau
Glauchau
Bad Schlema
Chemnitz Hbf
Chemnitz-Mitte
Annaberg-Buchholz
Zschopau
Freiberg
Dresden Hbf
Dresden-Neustadt