Il capolavoro razionalista dell'autarchia

Nella pianura orientale della Provincia di Ferrara, a pochi chilometri dalla città estense e a circa 40 dal mare, si trova la capitale del razionalismo italiano: Tresigallo, la città di marmo immersa nel verde della Pianura Padana.

Tresigallo, piccolo borgo rurale di 900 anime fino ai primi decenni del Novecento, vive il suo periodo più importante a partire dai primi anni ‘30, quando viene iniziata la costruzione di una strada a lunghi rettifili per accorciare le distanze verso Ferrara. Gli anni successivi vedono il sostanziale mutamento dell’aspetto del paese, voluto dall’allora ministro dell’agricoltura Edmondo Rossoni, nativo di Tresigallo, dalle origini sindacaliste rivoluzionarie. Tresigallo diventa il luogo perfetto in cui attuare le sue idee di sindacalismo integrale: costruire una città utopica in cui veder realizzata la collaborazione di classe tra lavoratore e datore di lavoro. Il fine ultimo era di creare nuove risorse e opportunità, nuovo sviluppo, maggiore ricchezza e benessere per una popolazione abituata ad emigrare in cerca di migliori condizioni di vita. Così vengono costruite le strade, le piazze, le grandi infrastrutture, i centri sportivi, educativi, sanitari, industriali, tutti seguenti una logica urbanistica e simbolico-formale.

Diversamente dalle «città nuove» create dal Regime, Tresigallo fu fornita di una dotazione di servizi pubblici di prim’ordine: la scuola del ricamo per le ragazze, l’acquedotto, l’Albergo Italia, l’albergo di lusso Domus Tua, l’asilo nido, la scuola elementare, la palestra, il teatro, la colonia sanatoriale. A fianco la «cittadella del lavoro»: un impianto agro-industriale autarchico costituito da oltre dieci stabilimenti di trasformazione e sperimentazione dei prodotti, dalla canapa alla cellulosa. Tresigallo è quindi uno dei pochi esempi rimasti di città di rifondazione, progettata a tavolino, in cui la città si fa geometria dei rapporti sociali.

Il visitatore resterà affascinato dalla policromia delle architetture razionaliste: uno sprigionarsi di colori, caldi e freddi. Un mélange cromatico che conferisce una spiritualità metafisica alla città, o, citando Le Corbusier, un “alto grado di poeticità”. Questo alternarsi di diversi colori ci proietta in una dimensione altra, in un “altrove” in stridente contrasto con i centri che di solito si incontrano percorrendo la provincia ferrarese e la Pianura Padana. Tresigallo diventa un gioco di simmetrie particolari, di spazi sovrapposti, di armonie studiate: è il risultato del lavoro di anonimi muratori, intonacatori, falegnami, vetrai, marmisti, imbianchini, scultori, ingegneri, geometri e di artisti ancora poco studiati come Pietro Porcinai, (architetto di giardini), Ugo Tarchi (ingegnere), Giorgio Baroni (innovativa è la sua sperimentazione del ferro cemento presente in una tettoia di uno stabilimento industriale del paese).

C’è una dimensione estraniante e metafisica in Tresigallo, una sorta di calma folle dovuta al fatto che il linguaggio urbanistico e architettonico non ha subìto alterazioni particolari nel tempo. Si è, dunque, irretiti dal fascino di una città nata e morta con il suo artefice, pietrificata nella sua evoluzione, bloccata al 1940. Una città metafisica da scoprire e ammirare.

Per visitare Tresigallo e maggiori approfondimenti: www.tresigallolacittametafisica.it
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