Un percorso alla ricerca di tracce della modernità

di Mattia Zanotti

Nell’ultimo articolo di questa rubrica abbiamo raccontato le visite in fabbrica di poeti e intellettuali. Come abbiamo visto, è difficile stabilire se queste furono veri e propri tentativi di avviare e dare spazio a un dialogo tra il sapere umanistico e il sapere tecnologico oppure esperienze occasionali. Poco importa.
Quello che importa è che la fabbrica sia diventata in quel tempo un luogo che poeti e scrittori hanno potuto conoscere in maniera diretta. L’idea di inviare scrittori e intellettuali all’interno delle fabbriche, infatti, assume in ogni caso particolare rilievo perché porta a delle incursioni di poeti e artisti dentro alle geografie e ai costumi di una fabbrica viva e operante.
Sarebbe ancora utile oggi entrare nelle fabbriche, operose o inattive che siano, e raccontarle? Ha ancora senso raccontare dell’Italia negli anni ‘50 e ’60 confrontandosi con la situazione attuale? Sì, lo sarebbe, avrebbe senso. Anzi, risulta essere quasi necessario. È da questa esigenza, quindi, che è partito – ed è ormai quasi giunto a destinazione – domenica 14 luglio il “Viaggio nell’immaginario industriale” promosso settimanalmente da Il Sole 24 Ore e affidato alla penna di Giuseppe Lupo, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed esperto di letteratura industriale.

Stabilimento Olivetti di Pozzuoli (da www.storiaolivetti.it)

Stabilimento Olivetti di Pozzuoli (da www.storiaolivetti.it)

«Il punto non è solo verificare come e dove sia finita l’Italia degli anni 50/60, ma cercare le eventuali tracce rimaste, mettere insieme i frammenti di una modernità che ci ha accomunati tutti, senza distinzione di ceto o livello d’istruzione, e in cui probabilmente, magari anche senza saperlo, ci siamo ritrovati uniti nel percorrere l’avventura del progresso, nel guardare ciascuno dalla stessa parte e con i medesimi obiettivi», scrive Giuseppe Lupo. E così, muovendosi sulla carta geografica nazionale, l’autore ha operato delle scelte per disegnare e articolare il proprio itinerario in diverse tappe: «Mancano per esempio i luoghi talmente acclarati da diventare oggetto di ripetute narrazioni. […] Al contrario, non possono essere trascurati nomi ampiamente noti del capitalismo italiano, ma osservati da prospettive collaterali».
La prima sosta, appunto, è stata alla Pirelli di Settimo Torinese, il cui edificio progettato da Renzo Piano, chiamato la “fabbrica dei ciliegi”, era parte integrante della strategia aziendale. Da qui, un’incalzante trama di tappe e racconti che ha esplorato il panorama industriale e capitalistico italiano. Si va dall’Autogrill Villoresi Ovest, passando per l’industria tessile Bassetti di Rescaldina – che ha rappresentato un modello di organizzazione studiata da sociologi nei primi anni Sessanta – e si arriva agli insediamenti chimici dell’Anic di Pisticci in provincia di Matera, all’Italsider di Cornigliano e all’Olivetti di Pozzuoli, senz’altro uno degli esempi più all’avanguardia nel sogno di industrializzazione del Mezzogiorno. Ancora, poi, si fa tappa all’Ilva di Bagnoli, la fabbrica ormai dismessa che ha segnato l’inizio e la fine della letteratura industriale, e all’Alfa Romeo di Arese, dove oggi sorge uno dei più grandi centri commerciali d’Europa.

Enrico Mattei visita con Segni e Colombo lo stabilimento ANIC di Pisticci (da www.infogrottole.it)

Enrico Mattei visita con Segni e Colombo lo stabilimento ANIC di Pisticci (da www.infogrottole.it)

È un viaggio intelligente e denso di significati, quello di Giuseppe Lupo. Questo “Viaggio nell’immaginario industriale”, infatti, riesce a raccontare luoghi che superano la propria condizione di luogo di produzione e lavoro per assurgere a un valore simbolico, ma solo: questi luoghi hanno anche «acquisito una dimensione morale, perciò sono da considerarsi patrimonio condiviso di una nazione», come scrive l’autore.
«Senso e intelligibilità esprimono esattamente il paradigma dei luoghi sperimentati cinquant’anni fa e ora analizzati a posteriori, quasi fosse necessario l’occhio della distanza per capire meglio la stagione del miracolo economico. Diventando patrimonio condiviso di una nazione, è facile che arrivino alle nuove generazioni, spesso ignare di quel Novecento che appartiene ai loro genitori e di cui essi sono inevitabilmente figli», conclude l’autore nel prologo di questa esperienza contemporanea di visita in fabbrica.

Di seguito si elenco titoli, date e link delle varie tappe del “Viaggio nell’immaginario industriale”:

Conversazioni sulla gomma sotto i ciliegi, 15 luglio 2019
Piramide spaziale sulla via della modernità, 22 luglio 2019
Carmi e l’utopia sidergugica di Cornigliano, 29 luglio 2019
Ad Arese, dove cresceva il quadrifoglio, 05 agosto 2019
Quando Testori ballava a Rescaldina, 12 agosto 2019
La ruggine della Storia nella ex Stalingrado, 19 agosto 2019
Sotto il pergolato le sirene della «dismissione», 26 agosto 2019
Il futuro e la bellezza sotto il sole di Napoli, 02 settembre 2019
La pista sul futuro in una terra che non decolla, 09 settembre 2019
L’immaginario cresce su basi di cemento, 18 settembre 2019
Autarchia metafisica in nome della cellulosa, 23 settembre 2019

Immagine di copertina: Italsider di Cornigliano, da www.linkiesta.it