di Jacopo Ibello
Lungo l’operosa via Emilia, nel pieno della Romagna industriale, si trova una delle più innovative esperienze italiane di museo d’impresa. A Longiano, paese delle colline cesenati, l’artista e scultore Domenico Neri fondò nel 1962 la Neri SpA, azienda specializzata in restauro, riproduzione e produzione di arredi urbani storici e contemporanei. Neri si è affermata nei suoi oltre 50 anni di attività come un leader a livello internazionale nel suo settore. L’attività del restauro è quella che sicuramente eleva, anche culturalmente, l’impresa rispetto al suo mercato di riferimento.
Grazie alla lunga esperienza e alla quantità di materiale raccolto nel corso di anni di lavoro, nel 2005 nasce la Fondazione Neri, un centro di ricerca che parte dallo studio storico dell’arredo urbano e abbraccia l’urbanistica, il design, la tecnologia, l’architettura e molto altro. Lampioni, fontane, panchine, sono gli oggetti di indagine ma diventano anche uno strumento per capire la città e le sue trasformazioni nel corso del tempo, di cui gli elementi di arredo costituiscono un importante testimone.
Durante i restauri la fondazione ha raccolto numerosi materiali: disegni, cataloghi, cartoline, testi e, naturalmente, gli arredi originali. Questi ultimi sono stati raccolti in una collezione unica al mondo, il Museo Italiano della Ghisa, suddiviso in due sedi estremamente diverse: un’antica chiesa sconsacrata nel centro storico di Longiano e un anonimo capannone di cemento, uno dei tanti lungo la via Emilia. Entrambi però si offrono come perfette scenografie per un viaggio immaginario nelle città italiane ed europee della Rivoluzione Industriale.Protagonisti sono quegli oggetti che ci rendono la vita in città più confortevole e sicura ma che, molto spesso, ignoriamo. Nel Museo della Ghisa a questi oggetti viene restituito il loro valore: estetico, come espressioni dello stile e del gusto del tempo, e tecnologico, come prodotti di un’industria al tempo estremamente avanzata sia nei materiali che nel design.
Nella chiesa settecentesca di Santa Maria delle Lacrime, situata nel bel borgo di Longiano, si trovano i pezzi più pregati della collezione Neri, come i candelabri di Dublino e Bologna. La bacheca delle cartoline è il prodotto della ricerca scientifica della fondazione, che spesso va a caccia di questi souvenir per i suoi preziosissimi per i lavori di restauro.Se qui gli arredi, all’interno di un monumento storico, si esprimono più come opere d’arte, all’interno del capannone di pianura ritrovano anche una dimensione industriale grazie all’ambientazione e al percorso espositivo, che classifica i pezzi in mostra a seconda del loro produttore. Questo è anche un modo per tramandare la memoria di queste fonderie, sparse un po’ in tutta Italia e oggi in grandissima parte dimenticate. A proposito di industria, una vecchia sabbiatrice, degli stampi e un tavolo coi disegni raccontano il processo di riproduzione degli arredi originali.Tra le bellezze in ghisa spicca il grande palo progettato da Duilio Cambellotti per sostenere i fili della rete tranviaria di Roma, poi “riciclato” come lampione. Questa vera e propria opera d’arte è oggi un pezzo rarissimo, visibile solo qui oppure all’ingresso della Centrale Montemartini. Ma solo qui, essendo il palo smontato, è possibile ammirarne la ricchezza e la cura dei dettagli.Questa collezione unica, come detto, è il risultato dei tanti restauri effettuati dalla Neri in numerose città italiane ed europee. Dietro c’è un meticoloso lavoro di ricerca che va oltre il Museo della Ghisa e che comprende un’attività di censimento degli arredi storici esistenti a livello nazionale e internazionale, così come la creazione di una particolare biblioteca dedicata alla ghisa, alla metallurgia e all’arte industriale. Le attività e le ricerche vengono regolarmente pubblicate su Arredo e Città, la rivista semestrale della Fondazione Neri pubblicata in italiano e in inglese.
Il Museo della Ghisa è un’originale iniziativa di museo d’impresa, realizzato da un’azienda che ha deciso di salvaguardare e diffondere i valori storici e culturali che sono alla base del proprio lavoro. Dal 2018 fa parte della rete di partner di Save Industrial Heritage.