Monumento del lavoro e centro di aggregazione
di Maria Concetta Perfetto
L’antica fornace di Montefalcone nel Sannio è un caso emblematico di recupero di archeologia industriale, un esempio raro e meritevole in una regione poco conosciuta dagli stessi italiani e spesso scherzosamente designata come “la terra che non esiste”. In realtà, la seconda regione più piccola d’Italia si presenta come uno scrigno di bellezze, colmo di territori inesplorati che si fondono su una direttrice che accomuna specificità e identità di natura storico-culturale, oltre che paesaggistiche ed enogastronomiche.
Suggestivo comune dell’entroterra molisano, Montefalcone nel Sannio conta appena 1.684 abitanti. Si sviluppa sul fianco del monte “La Rocchetta” ed è circondato da un paesaggio naturale vario e pittoresco. A questo si aggiunge un importante patrimonio culturale, testimonianza di un passato operoso e tutto da riscoprire.
In questo contesto si inserisce il caso dell’antica fornace di Montefalcone nel Sannio situata lungo la Strada Provinciale 78, in Contrada Bosco Selva. La zona, a vocazione prettamente agricola, scoprì agli inizi del ‘900 una nuova realtà legata al processo di industrializzazione, che si riconnetteva ad antiche presenze di cultura proto-industriale sparse sul territorio. Parlare di esempi di archeologia industriale quindi acquista, in questo contesto, un significato non indifferente. Infatti, la fornace costituisce una testimonianza importante della tradizione lavorativa della comunità locale, che si è espressa per lungo tempo sia nella produzione e lavorazione del laterizio da costruzione e della ceramica. Negli anni assunse una vera e propria dimensione industriale, con una presenza significativamente fuori scala per le dimensioni dell’abitato.
Poche sono le notizie storiche scritte sulla fornace: nel 1946 un incendio distrusse l’archivio storico comunale, per cui, se si vuole tracciare un excursus storico non si può prescindere dalle fonti orali locali. La fornace venne realizzata, su suolo comunale, dai tre fratelli Rossi e, molto probabilmente, era composta da due corpi di fabbrica simili. Il primo conteneva i macchinari, il secondo includeva il forno e si sviluppava intorno alla ciminiera, perno di riferimento dell’intero complesso. Quasi certamente, i solai di copertura originari erano costituiti da una struttura portante in travi lignee con sovrapposto tavolato, mentre le murature perimetrali erano costituite da una tessitura di mattoni forati tali da facilitare la circolazione costante dell’aria necessaria per il raffreddamento e l’ essiccazione. All’interno, il fulcro architettonico e lavorativo era composto dalla “pista” interrata del forno tipo Hoffmann, che permetteva la cottura dei mattoni attraverso un ciclo continuo di carico e scarico. Inoltre, per accrescere la qualità della vita della piccola comunità di operai, era stata realizzata una mensa e una scuola per i loro figli. Quando la fornace cessò la sua attività, i fratelli Rossi si trasferirono in America e rimase in uno stato di totale abbandono fino al 2000, anno in cui cominciarono il lavori di recupero da parte del Comune. Infatti, come accennato precedentemente, la fornace era stata realizzata sul suolo comunale di Montefalcone nel Sannio e l’allora sindaco ebbe la lungimiranza di recuperarla e destinarla a nuova vita. Fu così che venne messa in sicurezza la ciminiera e recuperato uno dei due fabbricati, attualmente punto di ristoro molto rustico e caratteristico che si inserisce perfettamente nell’ambiente circostante.
Oggi, la fornace è un maneggio che, gestito dall’associazione A.S.D. Antica Fornace, si è trasformato in una vera e propria location, sportiva e non solo, in grado di attrarre numerosi utenti provenienti anche dalle vicine regioni. L’associazione sorge per aggregazione spontanea di coloro che praticano e promuovono l’attività di equitazione e di tutte le attività connesse e ne fanno parte non solo gli abitanti di Montefalcone nel Sannio, ma anche quelli dei Comuni limitrofi. In questo senso, l’uso a cui è stata destinata la fornace costituisce il sigillo della continuità della sua funzione nella comunità, a cui porterà un forte arricchimento l’apertura a un’utenza ancora più ampia e che, si auspica, ne faccia un uso sostenibile e la conosca per la sua vera memoria storica. La stretta relazione che la fornace ha avuto con la comunità e le strette connessioni fisiche con il tessuto circostante sono state confermate nel progetto di realizzazione di un maneggio all’aperto che, anche se per il momento ha visto solo la realizzazione di alcuni box per cavalli e di un campo ostacoli, ha in cantiere un progetto di ampliamento.Visto il positivo riscontro avuto nel corso degli anni in seguito a importanti eventi di richiamo, l’obiettivo è quello di realizzare un nuovo perno intorno a cui far ruotare anche altri spazi aperti, per creare attività e far girare nuovamente l’economia del territorio. In questo senso, la ciminiera recuperata non solo simboleggia la volontà di rinascita della fornace e ne consente la visibilità, ma indica, allo stesso tempo, la continuità con la testimonianza del lavoro e l’innesto con gli elementi innovativi che fanno di questo caso un egregio esempio da seguire.