Viaggio nel nuovo hub culturale di Amburgo, Patrimonio UNESCO
di Jacopo Ibello
foto in copertina di Thomas Wolf www.foto-tw.de CC BY-SA 3.0
Amburgo è la “porta della Germania sul mondo”, e non solo della Germania, dai tempi della Lega Anseatica. La metropoli da secoli vive e prospera coi commerci, favorita dalla sua posizione strategica alla foce dell’Elba e a cavallo tra Mare del Nord e Mar Baltico. Un crocevia tra i quattro punti cardinali che ha reso questa città un luogo di incontro per popoli e culture distanti interi continenti tra loro. L’immenso porto è oggi il terzo d’Europa e continua ad arricchire Amburgo come nessun altra città, anzi Stato, della Germania: già, Amburgo è una città-stato, ha lo stesso rango della Baviera o della Sassonia.La simbiosi ormai secolare tra porto e città ha reso il primo parte del patrimonio culturale della seconda, la sua principale attrazione turistica. Lo dimostrano le centinaia di persone che affollano i battelli in partenza dai moli di St. Pauli verso sud, dove si trovano le banchine, i cantieri navali, le industrie… Nel Novecento il porto si è man mano allontanato dalla città storica: le dimensioni dei traffici e delle navi non sono più compatibili con la vita urbana. Questo ha significato la dismissione delle aree portuali più vecchie e la conseguente riqualificazione, come in altre città simili in tutto il mondo.Amburgo ha però tra queste aree una perla, scampata miracolosamente, a differenza del centro storico, alla “Operazione Gomorrah”: il bombardamento alleato che dal 24 luglio al 3 agosto devastò la metropoli anseatica. La Speicherstadt (“Città dei Magazzini”) fu distrutta “solo” per il 50%, ma dopo la guerra fu ricostruita fedelmente all’originale, al contrario del centro.Ma cos’è la Speicherstadt? Dietro a un nome apparentemente banale e funzionale non si nasconde solo il più grande complesso di magazzini del mondo, ma anche un’opera di grande avanguardia tecnologica e pregio architettonico. Fino agli anni ’70 era tutto un brulicare di battelli, commercianti e lavoratori portuali che trafficavano in caffè e spezie. Oggi è un quartiere di uffici e musei, percorso da turisti e creativi: l’unico retaggio col passato commerciale sono i tantissimi rivenditori di tappeti orientali che ancora affollano i monumentali magazzini.La Speicherstadt nacque da un compromesso tra la città-stato e il governo imperiale nel 1881: fino ad allora Amburgo era rimasta fuori dall’unione doganale degli Stati tedeschi (Zollverein), permettendo ai suoi mercanti di commerciare col resto del mondo senza dover pagare dazi. Questo “favore” non trovava il consenso del governo di Berlino che premeva sulla città per mettere fine a questa specie di paradiso fiscale: il compromesso fu, in cambio dell’ingresso di Amburgo nello Zollverein, la costruzione di un’area extradoganale circoscritta dove i mercanti potessero continuare a immagazzinare e lavorare le materie acquistate nei quattro angoli della Terra, senza versare tasse all’erario. Quella zona sarebbe stata la Speicherstadt.
Si scelse un’isola a sud-est del centro, dove vivevano 16mila persone che furono mandate via e le abitazioni vennero demolite per lasciare posto ai nuovi magazzini. I lavori durarono oltre quarant’anni, dal 1883 al 1927, e non si occuparono solo di realizzare un complesso all’avanguardia, ma che tale avanguardia fosse espressa adeguatamente nell’architettura. Nella grande squadra diretta dall’ingegner Franz. A. Meyer c’erano numerosi architetti, disegnatori e artisti: tra essi si distinse Georg Thielen, che curò il progetto di almeno 30 magazzini della Speicherstadt.
La monumentalità neogotica e la cura nei dettagli sono l’espressione dell’autorità del ceto mercantile per Amburgo, della sua consapevolezza di ciò e della voglia di comunicarlo alla città e al resto del mondo che transitava di qui. In questo la Speicherstadt si unisce al vicino quartiere delle Kontorhäuser, i bellissimi palazzi fatti costruire dai mercanti tra gli anni ’20 e ’30 (in particolare la famosa Chilehaus). Entrambi sono iscritti dal 2015 nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità dell’UNESCO.
Come accennato prima, oggi i magazzini non ospitano più profumate polveri di terre esotiche, ma uffici, ristoranti, teatri e residenze. L’operazione è stata quella di trasformare la Speicherstadt in un polo dell’economia creativa e della cultura. A quest’ultima pensano anche i vari musei, alcuni dei quali raccontano la storia di questa “città nella città”.L’idea che, passando su uno degli innumerevoli ponti che la collegano con Amburgo, si entri in un luogo separato dal resto sussiste ancora, soprattutto se lo si fa passando dal ponte con le statue di Colombo e Vasco da Gama, dove si incontra un cancello e il posto di guardia della Dogana (Zoll). Oggi quel cancello è sempre aperto, ma fino a pochi anni fa vigeva un confine che rendeva la Speicherstadt un’area extradoganale. Fino al 1985 in questi magnifici edifici in riva al Zollkanal avveniva lo sdoganamento delle merci in entrata e uscita.
Oggi qui si trovano una location per eventi e il Museo Tedesco della Dogana (Deutsches Zollmuseum): qui è possibile scoprire le attività della Dogana e la sua storia, dai tempi del Limes romano fino all’epoca delle due Germanie. Ancorata davanti al museo c’è la motovedetta “Oldenburg”, su cui è possibile salire.
Tra i musei che raccontano la Speicherstadt il più originale è sicuramente Spicy’s, dedicato alle spezie. Situato di fronte al nuovo quartiere HafenCity, è quello che replica al meglio l’atmosfera originale di questo luogo, anche per l’odore esotico che avvolge l’ambiente. Dopo aver pagato il biglietto (che consiste in una bustina di pepe), si entra dentro un magazzino che non nasconde le tracce del lavoro e dell’usura, dove imparare la storia della lavorazione delle spezie nella Speicherstadt osservando macchinari originali. È possibile poi assaggiare 50 tipi diversi di spezie, osservare la creatività di decine di marche, etichette e pubblicità. Spicy’s non è certo un museo grande, ma riesce a essere interattivo e coinvolgente anche senza tecnologie multimediali.
Esiste anche un museo dedicato proprio alla Speicherstadt, lo Speicherstadtmuseum. È uno spazio esterno del Museo del Lavoro (Museum der Arbeit), situato nel Nord della città. In uno dei magazzini neogotici di Thielen vengono raccontati la costruzione del quartiere e il lavoro dei mercanti e dei portuali in questo complesso. I “Blocchi” che compongono la Speicherstadt, denominati con le lettere dell’alfabeto, poggiano le loro fondamenta su pali di quercia e sono pensati per essere accessibili sia dal canale che dalla strada.
Oggetti e pannelli illustrano l’efficiente processo di immagazzinamento che avveniva attraverso delle carrucole (molte delle quali ancora visibili), che riempivano i cinque piani degli edifici dall’alto verso il basso. Il museo si sofferma anche sul ruolo del caffè nello sviluppo della Speicherstadt: l’area divenne uno dei punti di riferimento mondiali per il suo commercio, con l’apertura nel Blocco O di una delle tre Borse mondiali dedicate.
Ci sono anche un museo dedicato esclusivamente al caffè, il Kaffeemuseum Burg, e la famosa Kaffeerösterei, una caffetteria dentro un’ex torrefazione, dove ammirare i macchinari di un tempo gustandosi una delle innumerevoli specialità di caffè offerte. Vi sono poi altre attrazioni che hanno poco a che fare con l’atmosfera portuale ottocentesca, ma che contribuiscono alla popolarità della Speicherstadt. Famosissimo è Miniatur Wunderland, il più grande plastico ferroviario del mondo. I trenini che sfrecciano tra i paesaggi più diversi, dall’America alla Scandinavia (e, ovviamente, attraverso una ricostruzione di Amburgo), passano quasi in secondo piano. La meraviglia va dallo sguardo d’insieme fino ai più piccoli dettagli che ricostruiscono scene di vita quotidiana (e qualcuna di fantasia…). Anche gli appassionati di archeologia industriale non saranno delusi, con fabbriche, miniere e cementifici funzionanti: una nota di riguardo la merita lo stabilimento Lindt, che sforna davvero cioccolatini!
A fianco della Speicherstadt è sorto negli ultimi anni un quartiere completamente nuovo, HafenCity. Il contrasto tra il neogotico in mattoni rossi dei magazzini e il variopinto mix di vetro, cemento e acciaio dei palazzi ultramoderni è molto forte. Fino ai primi anni 2000 c’era qui una zona industriale in declino, a causa del continuo spostamento del porto verso sud. Nel 2002 le ultime fabbriche vennero abbattute e si cominciò a costruire HafenCity, che a oggi è ancora lungi dall’essere terminata. Una panoramica sul presente e il futuro di quest’area la si può scoprire presso la ex centrale elettrica della Speicherstadt.
Tra tanta modernità resiste il più vecchio edificio del porto di Amburgo, il magazzino Kaispeicher B del 1879. Situato di fronte alla Speicherstadt, il monumentale edificio ospita il Museo Marittimo Internazionale di Amburgo (Internationales Maritimes Museum Hamburg). Un’istituzione che racconta su 10 piani tutto ciò che c’è da sapere sul mare e sulla navigazione: storia, scienza, tecnologia e curiosità attraverso reperti, modellini, strumenti e installazioni multimediali.
Poco distante un altro storico edificio industriale, una fabbrica di gomma di inizio ‘900, ospita un originale museo di auto. Prototyp, come si evince dal nome, presenta auto uniche, prototipi, bolidi da corsa (prevalentemente VW e Porsche) ma anche le storie degli uomini legati agli esemplari esposti. L’allestimento è molto curato ed esalta la creatività delle persone legate all’oggetto automobile, in grado di renderlo non solo un mezzo di trasporto, ma soprattutto un’espressione di design e passione.
È necessaria almeno un’intera giornata per visitare la Speicherstadt e scoprire le sue innumerevoli attrazioni, di cui è stata illustrata solo una parte. L’ideale è terminare la passeggiata sulla punta ovest della Speicherstadt, al cospetto dell’ultima meraviglia di Amburgo. Gli architetti Herzog & De Meuron hanno progettato in cima al dismesso magazzino Kaispeicher A la nuova sede della filarmonica cittadina, la Elbphilharmonie. Un colosso di vetro e acciaio alto 110 metri dall’ardita forma di un’onda, ma che visto da lontano ricorda anche la prua di una nave. La nuova vocazione di creatività e cultura della Speicherstadt non dimentica le origini di questa magica città nella città.